LA PICCOLA BAMBINA DALLA PANCIA ROTONDA

dalla penna magica di Marina Baldo Marinatto

Once upon a time … c’era una volta una piccola bambina che giocava gioiosa e spensierata con gli altri bambini e i grandi. Un giorno un grande le disse che la sua pancia rotonda non era bella da vedere. Fino a quel momento, la piccola bambina non si era accorta della sua pancia rotonda e incomincio a guardare

gli altri bambini e i grandi. La maggior parte aveva una pancia piatta. Con il passare del tempo la piccola bambina iniziò a sentirsi diversa, e così male che si arrampicò su per un albero; dapprima nei rami più grossi e più vicini al tronco dell’albero.

Per un momento credette di sentirsi meglio. Ma con il passare del tempo, quello stare male della pancia rotonda divenne sempre più forte. E più forte era lo stare male per la pancia rotonda, più lei si arrampicava sempre più in alto sull’albero.

Da lì, vedeva giocare i bambini e i grandi della pancia piatta, occuparsi delle cose di tutti i giorni. Più stava là in alto e più rimuginava e più si chiudeva nei sui pensieri, che erano sempre gli stessi, sempre più tossici, fino a diventare vere e proprie ossessioni e manie. La pancia rotonda è brutta. Io sono brutta, pensava. E poi ancora, tutto è brutto. Che brutta che sono. La pancia rotonda è brutta.

Quando guardava verso il basso, vedeva che intorno all’albero si erano formate sabbie mobili, scure e con un cattivo odore e anche queste avevano la forma di una pancia rotonda. Come la sua. E come la sua pancia rotonda queste sabbie mobili non le piacevano, e così, si arrampicava ancora più in alto. Che brutta che sono.

Con il passare del tempo, il desiderio di raggiungere gli altri bambini dalla pancia piatta divenne sempre più presente e forte. Per andare da loro, tuttavia, doveva trovare il coraggio di attraversare le sabbie mobili a forma di pancia rotonda, tutte intorno al tronco dell’albero.

La bambina dalla pancia rotonda, con tutte le sue forze si ribellava all’attraversare le sabbie mobili. Era piena di paura, non sapeva cosa nascondevano quelle sabbie e cosa aspettarsi. Sentiva l’angoscia e l’ansia, e ancora la tristezza e la solitudine. Ma, soprattutto sentiva un peso e una stanchezza sconfinati. D’altronde, stare giorno e notte appesa sugli ormai sempre più sottili rami di quell’albero era diventato più che faticoso. Era faticoso pensare di stare lassù, era faticoso pensare di scendere e attraversare le sabbie mobili. Chissà cosa poteva capitarle se si immergeva in esse. No, pensava lei, io non mollo, e si ribellava e stava lassù.

Tuttavia in cuor suo, lei sapeva che sarebbe arrivato il giorno che non avrebbe più potuto stare lì. E ancora si ribellava, fino allo sfinimento, e tutta la forza e l’energia che metteva per ribellarsi la esaurivano ancora di più.

Arrivò “quel giorno”. La piccola bambina dalla pancia rotonda lentamente inizio a scivolare verso il basso, sempre di più, sempre più in basso, fino a quando si trovò immersa nelle sabbie mobili scure e puzzolenti. Si sentì morire. Non sapeva come poterne uscire. Tutto questo non le piaceva. Tutto questo ea brutto, e soprattutto la sua pancia rotonda. Tutto questo era ingiusto! Era ingiusto che gli altri avessero una pancia piatta bella e lei una pancia rotonda brutta! Voleva scappare verso l’alto e arrampicarsi di nuovo ma non era più possibile. Dapprima si senti completamente paralizzata ed incapace di muoversi. Panico e terrore dilagavano nel suo cuore. Tristezza e solitudine. Rabbia e collera. Quella rabbia e collera che non aveva mai provato. Voleva uccidere la vita. E ancora si ribellava perché lei non voleva sentire tutto questo. Lei anelava solo le cose belle. Le sembrava di morire e non vedeva più alcuna luce in fondo al tunnel. E come se non bastasse, più si ribellava e più la sua pancia diventava sempre più rotonda. Profonda, indescrivibile, onnipresente disperazione.

E così, ad un certo punto, completamente sfinita, scelse di abbandonarsi a tutto questo. Mentre sprofondava totalmente nelle sabbie mobili che, ormai coprivano anche la sua testa, le mancava il respiro, e pensava che tutto fosse finito. Provò la sensazione di spaccarsi in innumerevoli pezzi, come quando cade a terra un bicchiere che si frantuma in tanti piccoli pezzi.

Ma, ad un certo punto, stando con tutto questo nel suo cuore, iniziò a provare un poco di sollievo. Poco, poco, neanche ci credeva. E via via, più stava “la sotto”, e più le cose brutte svanivano. E più guardava e osservava il suo cuore, e più luce vi entrava. E più luce vedeva e non scappava dalla luce e più la sua pancia si sgonfiava.

La piccola bambina realizzava, che la sua pancia era piena di luce, tanta luce da rendere la sua pancia rotonda. E ora, che lei stava nel suo cuore, questa luce, dalla pancia poteva salire dentro nel suo cuore e salire ancora più in alto.

E più lei apriva il suo cuore, più sabbie e oscuro usciva dal suo cuore, più luce poteva salire dalla pancia e più la sua pancia si sgonfiava.

E quando aprì gli occhi, tutte le sabbie mobili erano svanite e lei si trovò in un prato pieno di fiori, peonie per la precisione, di tutti i colori e di grandezza diverse.

E la sua pancia era diventata piatta, perché la sua luce poteva scorrere libera in tutta il suo corpo.

La piccola bambina realizzò, che al di fuori della propria ribellione e resistenza, non c’è alcunché che può spegnere la sua propria luce.

La sua grande Magnificenza.

contenuto coperto da copyright – ©Marina Baldo Marinatto – 2024

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